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Renzi: non solo petrolio, ora rispunta anche il nucleare

La nomina di Carlo Calenda a ministro dello Sviluppo economico supera le ipotesi fatte su questo blog sulla nomina di Chicco Testa e Claudio De Vincenti per quella poltrona. Ma i fatti e le circostanze che hanno ispirato il testo che segue restano comunque valide. Crediamo, infatti, che tra le scelte strategiche di questo governo la rinascita del nucleare italiano (chissà, magari come strategia più ampia e internazionale) sia un’ipotesi da prendere in seria considerazione e di fronte alla quale dobbiamo tenere gli occhi aperti.

Non bastava il petrolio nell’agenda marchettara del presidente del Consiglio, ma anche sul nucleare si apre l’ombra degli affari del renzismo. Soprattutto adesso che circola notizia di Chicco Testa e Claudio De Vincenti come papabili per sostituire la dimissionaria Federica Guidi alla poltrona del ministero dello Sviluppo economico.

Ma vediamo chi sono i due nuovi nomi. Chicco Testa è presidente di Assoelettrica ed è considerato un lobbista dei grandi gruppi energetici italiani. Negli anni si è dimostrato tutt’altro che schierato dalla parte dello sviluppo delle energie rinnovabili. Ma soprattutto Testa si è più volte dichiarato favorevole a riaccendere il dibattito sulla rinascita del nucleare italiano. Che cosa c’entra dunque con gli annunci di Renzi a favore delle energie pulite?

Ecco che cosa dichiarava nel 2010: “Molti interventi esprimono la loro contrarietà all’energia nucleare e il loro favore per le fonti rinnovabili; il fatto è che si tratta di due forme di energia che non sono alternative una rispetto all’altra. Anzi, possono e devono convivere, ciascuna svolgendo una funzione diversa”.

Insomma, tutt’altro che uno spirito libero dalle pressioni dei nuclearisti.

Vediamo il secondo nome fatto in queste ore: Claudio De Vincenti. È uomo di Renzi, tanto che l’ha nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma prima di ricoprire quest’incarico è stato viceministro di Federica Guidi. In quel ruolo, raccontano le cronache (e anche le carte della magistratura), si è “occupato” della questione della centrale a carbone di Vado Ligure, la Tirreno Power. De Vincenti non risulta indagato, ma secondo gli investigatori, si è “adoperato per suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare la prescrizione che impone la copertura del parco carbone”.

Insomma, non proprio un esempio di difesa delle nuove tecnologie per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Anzi, piuttosto a favore della vecchia industria energetica.

Questa sarà forse storia futura, della quale dovremmo preoccuparci se uno dei due sarà nominato ministro dello Sviluppo economico.

Però nel tempo il governo Renzi si è circondato di altri personaggi e tutti col pallino del nucleare.

Uno è Giuseppe Zollino. Insegna all’Università di Padova. Ed è presidente della Sogin, la società che si occupa di smantellare le centrali nucleari italiane. Oltre che dovrebbe costruire il nuovo Deposito nazionale per le scorie radioattive. Ma il professore Zollino nel 2010 la pensava diversamente. E al Corriere del Veneto dichiara: “In Veneto ci sono siti idonei per la costruzione di una nuova centrale nucleare”.

Un altro è Pietro Maria Putti, nominato recentemente presidente e amministratore delegato del Gestore dei Mercati Energetici (Gme). La sua è una funzione di primo piano, perché dal Gme passano tutti i contratti di acquisto e vendita di energia in Italia. Ma dal 2010 al 2014 è stato vicepresidente dell’Associazione Italiana Nucleare (Ain), che da quando è nata si occupa anche di diffondere una cultura nuclearista nel nostro Paese.

Poi c’è Federico Testa, commissario straordinario di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile. Professore universitario ed dx deputato Pd. Nel 2010 è sostenitore di una campagna per il ritorno al nucleare in Italia. Peccato che sei anni dopo è a capo dell’Agenzia che dovrebbe occuparsi di sviluppo sostenibile e non di nucleare. E sapete chi l’ha piazzato a capo dell’Enea? Naturalmente Federica Guidi, la ministra dimissionaria per l’emendamento marchetta della Total in Basilicata.

La quarta protagonista della nostra storia è forse quella più importante. Ed è proprio Federica Guidi. Nominata nel 2014 ministro per lo Sviluppo economico da Matteo Renzi e dimissionaria pochi giorni fa perché beccata a passare la soffiata di un emendamento marchetta al suo fidanzato Gianluca Gemelli.
Nel 2008 Federica Guidi era a capo dei Giovani imprenditori di Confindustria. A quel periodo (al governo c’è Silvio Berlusconi) risale un cable di Wikileaks, in cui la futura ministra viene indicata come sostenitrice del programma nucleare del governo Berlusconi. “L’Italia può tornare al nucleare, ha le competenze per farlo, dispone della necessaria forza finanziaria”, sono le parole pronunciate dalla Guidi a quel tempo.

Questi sei personaggi sono tutti molto vicini a Renzi, tanto da ricoprire ruoli chiave. E sono anche tutti a sostegno del petrolio e del nucleare. Almeno lo sono stati. Hanno cambiato idea? Possiamo presumere di no.

Insomma, se da una parte Renzi si fa bello con le promesse di un glorioso sviluppo delle energie rinnovabili, dall’altra – sottotraccia – fa in modo che il suo governo si renda complice delle lobby della vecchia industria energetica. Minando di fatto un vero potenziamento dell’energia pulita. La vicenda Total in Basilicata – la cosiddetta Trivellopoli – è solo uno dei tanti casi di favori alle aziende inquinanti che sottraggono risorse al nostro territorio, restituendo inquinamento e impoverimento di quei territori.

Non possiamo quindi non dire che il governo Renzi sta guardando al passato, rivolgendosi ai poteri forti che governano l’economia italiana e che sono espressione di quella internazionale. I cittadini italiani hanno bocciato al referendum il nucleare. Oggi lo vogliono far rientrare dalla finestra?

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