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Girotto, il commercio solidale e le altre iniziative.

girotto gianni pietro mqdefault  da www.oggitreviso.it

23 febbraio 2015 – Intervista al senatore trevigiano del M5S.

TREVISO – A quasi due anni dall’avvio della XVII Legislatura, abbiamo intervistato il Senatore Gianni Pietro Girotto, trevigiano del M5s, capogruppo del movimento nella Commissione Industria commercio e turismo del Senato.

Erano due i senatori grillini trevigiani, all’inizio, ma dopo qualche mese la senatrice Paola De Pin diede spontaneamente le dimissioni.

Abbiamo parlato della sua esperienza romana e dei frutti finora raccolti.

Tra i suoi primi disegni di legge, ha firmato quello relativo al cosiddetto commercio ecosolidale. Come è andata?

A onor del vero la mia proposta non è altro che un copia ed incolla dello stesso disegno di legge, presentato la legislatura scorsa e che era fermo, per sollecitare la sua calendarizzazione. Dopo averlo depositato, qualche settimana dopo è stato posto in calendario alla Camera, quindi non è farina del mio sacco, perché scritto da Associazioni di categoria e da altri parlamentari, ma in tal modo è ripreso il tentativo di spingerlo avanti. E’ una delle battaglie che stiamo portando avanti, contro i grandi oligopoli, ossia il potere in mano a pochi: l’attuale sistema rappresenta il male assoluto e sta generando in Italia, giorno dopo giorno, una concentrazione sempre più massiccia di capitali sempre maggiori, che finiscono nella finanza virtuale e speculativa. E quello finanziario è il gruppo di potere decisamente più forte di qualsiasi altro. Per dare una dimensione del fenomeno si tenga conto che il petrolio fa girare 2.000 miliardi di dollari circa in un anno, mentre i derivati addirittura 700.000 miliardi di dollari, 350 volte di più. Questo è uno dei modi con cui si estrinsecano i gruppi di potere. Il nostro obiettivo è quello di riportare la democrazia dal basso, con un commercio e una finanza etica e ad “azionariato popolare”.

Approfondiamo, quindi, un tema a lei caro ossia il piano energetico…

Un mese fa ho promosso una conferenza stampa, presentando una cooperativa ad azionariato popolare sull’energia, sulla falsariga della cosiddetta Banca Etica, che ha 40.000 soci, persone fisiche. Questa nuova cooperativa sta nascendo con l’obiettivo di raggruppare 10.000 soci fondatori, tra i quali il sottoscritto, ed sarà impegnata a comprare energia elettrica da fonti rinnovabili, dal mercato elettrico, per poi venderla ai soci stessi. In una seconda fase andrà a produrre e costruire degli impianti: l’energia prodotta sarà venduta ai soci stessi. Secondo me, queste sono le vere forme di democrazia popolare, dal basso, e dobbiamo farle crescere per prenderci in mano il nostro futuro.

Ci dia qualche ulteriore dettaglio…

Si chiama “E’ nostra”, ho voluto presentarla personalmente con una conferenza stampa in Senato, il 10 dicembre u.s., invitando molti di coloro che la stanno facendo nascere, presente anche Greenpeace, che ci ha illustrato come queste forme, che da noi sono una novità, anche sul piano culturale, in Germania e in altri Paesi del Nord sono una normalità. Quindi abbiamo moltissimi casi e realtà da copiare.

Prima ha accennato alla Banca Etica, cosa ci dice nel merito?

La Banca Etica, fondata a Padova nel 1999, con una sede anche a Treviso e una ventina di filiali in Italia, è nata per riprenderci la democrazia della finanza, che ricordo è la più potente mondiale in assoluto. Esiste poi anche un soggetto che pratica l’assicurazione Etica, il Consorzio Assicurativo Etico Solidale, di cui Banca Etica è socia, che rappresenta l’altra faccia di una stessa medaglia. E ricordiamo che in Italia, caso unico al mondo, le assicurazioni sono più potenti delle banche.

Tra le sue priorità un posto di primo piano ha occupato il suo impegno per l’ecobonus.

Siamo riusciti ad ottenere la proroga dell’ecobonus ossia la prosecuzione della possibilità di approfittare della detrazione fiscale sugli interventi edili di ristrutturazione semplice, ma anche della ristrutturazione energetica, rispettivamente stabiliti nella misura del 50% e del 65% Questi interventi dovevano concludersi nel 2013 ossia all’inizio di questa Legislatura, invece siamo riuscita a prorogarla per tutto il 2014. Per il 2015 c’era l’impegno a mantenerla, ma con la riduzione dell’aliquota, invece siamo riusciti a mantenerla uguale. Questo detrazione fiscale sugli interventi edili è il cuore per far ripartire la filiera edile, che ha perso mezzo milione di lavoratori negli ultimi 7 anni.

Ovviamente non si tratterà di costruire nuovi edifici, di cementificare nuove aree, ma di ristrutturare l’esistente che è una delle priorità, anche secondo le direttive della Comunità Europea: bisogna ristrutturare, riqualificare le cosiddette “zone marrone”.

Noi sposiamo la filosofia delle 4 R : riduci, ripara, riusa, ricicla.

La riqualificazione è la strada che ci permette di prendere i due piccioni con una fava: creare molto lavoro e migliorare la nostra bilancia commerciale, perché i nostri edifici sono inefficienti. Circa il 60% di energia che immettiamo in un edificio va dispersa. L’autorevole società Nomisma ha quantificato in 15 miliardi di euro all’anno la perdita di risorse. Noi abbiamo l’opportunità di fare queste ristrutturazioni, creando centinaia di migliaia di posti di lavoro e mettendoci in condizioni di risparmiare circa il 40% di energia.

Con un’immagine possiamo dire che, ora come ora, siamo nelle condizioni di chi utizza delle automobili che fanno 5 Km con un litro di benzina, uno spreco totalmente irrazionale e controproducente.

Gli imprenditori, i costruttori, l’Ance come stanno reagendo?

L’Ance è stata una delle prime associazioni che ho incontrato, i sindacati, Confindustria, piccole e medie imprese: sono tutti d’accordo su questa opportunità, sulla stabilizzazione dell’ecobonus, che porterebbe alla stabilità dei posti di lavoro.

Queste associazioni parteciparono al primo convegno che organizzai a settembre 2013 a Roma, ribadendo tale richiesta.

E su Treviso? come va?

Non ho avuto molti dialoghi su Treviso ed è quello su cui ci stiamo concentrando adesso, ossia di andare da tutti gli operatori del settore, compresi gli ordini professionali. E’ un impegno del M5S di Treviso, Vicenza e le zone limitrofe.

Questo il nuovo passaggio culturale: da nuova cementificazione a nuova riqualificazione?

Si, non c’è altra strada. Abbiamo migliaia di capannoni sfitti, di appartamenti sfitti: quella era la politica degli anni ’70.

Posso garantirle che ho avuto sempre ottimi riscontri, ogni volta che ne parlo.

pietro.panzarino@oggitreviso.it

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